venerdì, Marzo 29, 2024
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Iran, insegnante condannato alla pena di morte: “è nemico di Dio”

UAAR Ultimissime, 4 aprile – Abdolreza Ghanbari, un docente iraniano, è stato arrestato nel dicembre del 2009 durante la festa religiosa dell’Ashura. Ed è stato rinchiuso nel famigerato carcere di Evin, subendo forse maltrattamenti e torture e senza la possibilità di vedere un legale. In un processo farsa a Teheran, nel gennaio del 2010, è stato condannato con l’accusa di moharebeh per supposti collegamenti con i Mojahedin del Popolo Iraniano (Pmoi), uno storico gruppo di resistenza contro il regime islamista instaurato in Iran. Letteralmente, moharebeh significa “inimicizia verso Dio”. Un’accusa pesantissima nell’ordinamento iraniano voluto dagli ayatollah e fondato sulla sharia. Ghanbari è stato condannato e la domanda di grazia rigettata questo febbraio. L’uomo, insegnante di letteratura persiana e attivista sindacale già ‘attenzionato’ dall’occhiuta polizia iraniana, è stato accusato sulla base di una telefonata e di alcune email che secondo l’autorità sarebbero arrivate al Pmoi.
Anche su altre persone, coinvolte nelle manifestazioni contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, grava questa pesante accusa e il rischio della pena capitale. Secondo Amnesty International, che si è attivata anche con un appello rivolto all’ayatollah Khamenei, sarebbero state circa 600 le esecuzioni in Iran nel 2011. Soprattutto nel quadro di una sistematica repressione che colpisce le realtà critiche nei confronti del regime teocratico.

 

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