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Maryam Rajavi: le sanzioni costringono il regime iraniano a fare un passo indietro nella realizzazione della bomba atomica

Se la comunità internazionale non riuscirà ad implementare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, Khamenei andrà nuovamente avanti con la costruzione della bomba attraverso l’inganno e la frode

Maryam Rajavi, Presidente eletto della Resistenza Iraniana, ha detto che la ritirata “obbligata” della dittatura religiosa al potere in Iran sul suo progetto nucleare durante i colloqui di Ginevra, è stato il risultato delle sanzioni internazionali e della vasta opposizione del popolo iraniano alle politiche del leader supremo che hanno minato gli interessi nazionali dell’Iran.

Il regime vede l’acquisizione delle armi nucleari come una garanzia strategica per la sua sopravvivenza. I suoi progetti nucleari, segreti e dichiarati, hanno solo portato una grande povertà e la distruzione dell’economia del paese, ha aggiunto.

Maryam Rajavi ha accolto con favore l’indietreggiamento del regime teocratico  indotto dall’isolamento interno, dalla condanna internazionale, dalle sanzioni, dalle politiche e dalle rivelazioni sul nucleare della Resistenza Iraniana degli ultimi tre decenni.

Ed ha aggiunto: “Viste le incurabili crisi interne che hanno gravemente indebolito  il regime iraniano, se le potenze mondiali avessero messo da parte le considerazioni politiche ed economiche ed avessero agito più incisivamente, avrebbero potuto smantellare l’intero programma nucleare nel corso gli attuali negoziati. Perciò in futuro, come in passato, la portata dell’arretramento del regime e l’abbandono del progetto sulle armi nucleari, così come il rispetto dei suoi obblighi internazionali, dipenderanno esattamente dal grado di decisione e fermezza impiegato dalla comunità internazionale nei confronti delle malvagie intenzioni del regime e della sua intrinseca ingannevolezza”.

Maryam Rajavi ha avvertito: “La piena attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, in particolare quelle sul fermo totale all’arricchimento dell’uranio, l’accettazione del Protocollo Integrativo e il libero accesso degli ispettori dell’AIEA alle strutture e ai siti atomici sospetti, è essenziale perché il regime abbandoni il progetto delle armi nucleari. In tal modo, questo potrà essere visto come il primo passo fatto dal regime sulla questione del nucleare. Il primo sorso del suo “amaro calice”. 

Qualunque indulgenza, esitazione o concessione della comunità internazionale indurrà ancora una volta Khamenei a proseguire con la costruzione delle armi nucleari attraverso l’inganno e la frode.

Il regime teocratico non ha mai volontariamente riferito le sue attività nucleari all’AIEA, come stabilito dal Trattato sulla Non-Proliferazione (NPT). La Resistenza Iraniana è stata la prima a rivelare le strutture clandestine del regime ed il suo inganno sul nucleare.

A questo riguardo Maryam Rajavi ha ribadito la necessità che l’AIEA ispezioni immediatamente i siti nucleari recentemente rivelati dalla Resistenza Iraniana in modo da impedire al regime di modificarli come ha fatto in passato.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana

24 Novembre 2013

 

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