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Seconda giornata del “Raduno Mondiale Iran Libero 2021” con personalità europee e arabe

Free Iran 2021 second day

Partecipazione e discorsi di legislatori e delegazioni parlamentari di Canada, Australia e Paesi europei, arabi e islamici
Maryam Rajavi: L’obiettivo di Khamenei nell’installare Raisi è confrontare le rivolte popolari e guadagnare l’agibilità di cui ha bisogno per i programmi nucleari e missilistici, così come per la conduzione di guerre nella regione e per l’avventurismo internazionale.
Maryam Rajavi: Khamenei sta sviluppando armi nucleari per garantire la sopravvivenza del regime. Il solo modo per prevenirlo è ristabilire le sei risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, far cessare completamente l’arricchimento dell’uranio da parte del regime, chiudere i suoi siti nucleari, attuare ispezioni ovunque e in qualsiasi momento e fermare il programma missilistico del regime. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU deve applicare il Titolo VII della Carta delle Nazioni Unite.

La seconda delle tre giornate del Raduno Mondiale Iran Libero 2021 ha avuto la partecipazione di 15 delegazioni parlamentari europee, canadesi e australiane, cinque ex autorità di governo arabe e otto delegazioni parlamentari arabe. In totale, hanno tenuto discorsi 70 personalità. Al Raduno hanno partecipato da Ashraf 3 la signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), e migliaia di membri del Mujahedin-e Khalq (MEK), collegati virtualmente con decine di migliaia di località nel mondo, compresi gruppi di iraniani e sostenitori della Resistenza iraniana in 105 Paesi.
Le delegazioni parlamentari presenti al Raduno online includevano rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Albania, Parlamento europeo, Germania, Italia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svizzera, Irlanda, Belgio, Portogallo, Paesi Bassi, Canada, Australia, Giordania, Palestina, Bahrain, Kuwait, Libano, Yemen, Sudan, Tunisia, Marocco, Mauritania, Afghanistan e Azerbaigian.
Sono intervenuti Sid Ahmad Ghozali, ex primo ministro algerino, John Perry, ex ministro di Stato irlandese per le Piccole Imprese, Kimo Sassi, ex ministro finlandese per gli Affari Europei, Edvard Sólnes, ex ministro dell’Ambiente islandese, Uffe Elbæk, ex ministro della Cultura danese, Alain Vivien, ex ministro di Stato francese per gli Affari Europei, Azzam al-Ahmad, rappresentante dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Ashraf Rifi, ministro della Giustizia libanese, Ahmad Fatfat, ministro libanese degli Interni nel 2006, Saleh ِAl-Qallab, ex ministro dell’Informazione giordano, Hatam al-Asr Ali, ministro del Commercio del Sudan, Rita Süssmuth, ex presidente del Parlamento tedesco, Alejo Vidal Quadras, ex vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio López-Istúriz White, eurodeputato e segretario generale del Partito Popolare Europeo, e Zamaswazi Dlamini-Mandela, attivista per i diritti umani e nipote di Nelson Mandela.
Le delegazioni hanno evidenziato la solidarietà dei popoli dei rispettivi Paesi con la Resistenza iraniana per la libertà e la sovranità popolare. Hanno anche espresso sostegno al Piano in 10 Punti della signora Rajavi per il futuro dell’Iran, che indica una repubblica democratica, che operi per la pace, non nucleare, basata sulla separazione tra religione e Stato e sulla coesistenza pacifica con i suoi vicini.

Nel suo discorso nella seconda giornata del Raduno, la signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha fatto riferimento alla farsa elettorale e ha detto: “L’installazione di Ebrahim Raisi, l’assassino di massa del massacro del 1988, come presidente e il consolidamento del potere all’interno del regime costituiscono un assetto combattivo e repressivo come fortificazione contro le rivolte. Offrono a Khamenei l’agibilità e la libertà d’azione di cui ha bisogno per i programmi nucleari e missilistici. Raisi è il funzionario più obbediente e sottomesso proprio perché è il più brutale. Raisi non ha margini di manovra per prendere le distanze da Khamenei. Le sue mani sono intrise del sangue di 30.000 prigionieri politici in Iran massacrati nell’estate del 1988, più del 90% dei quali erano Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI/MEK). Naturalmente, questo si aggiunge alle migliaia di esecuzioni che ha ordinato prima e dopo, durante questi 40 anni”.
“Khamenei ha legato il destino suo e del suo regime al programma nucleare. Dal 1991, le rivelazioni della Resistenza iraniana sul programma nucleare sono state più efficaci di tutti i governi e le istituzioni internazionali nell’impedire al regime di acquisire la bomba atomica. Le interazioni dei Paesi occidentali con il regime dei mullah hanno alimentato un circolo vizioso di inganno e condiscendenza. Vale a dire che, mentre il regime ha nascosto il suo programma nucleare ingannando il mondo, la comunità internazionale ha cercato di fermare o limitare questo progetto facendo concessioni o mostrando compiacenza. Ma il regime ha usato l’accordo nucleare per rivitalizzare ed espandere il suo programma atomico. Il risultato è che Khamenei sta costruendo una bomba e non si fermerà. Qualsiasi accordo egli firmi per ridurre queste attività e qualsiasi promessa faccia sono pure menzogne, a meno che la realtà non sia già stata rivelata dalla Resistenza iraniana o da altre fonti”.
La signora Rajavi ha concluso: “Pertanto, a nome del popolo iraniano e della sua Resistenza, dichiaro che qualsiasi accordo che non chiuda completamente gli impianti di fabbricazione di bombe, di arricchimento dell’uranio e nucleari del regime, qualsiasi accordo che non obblighi il regime clericale a ritirare il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC) da Iraq, Siria, Yemen, Afghanistan e Libano è inaccettabile. Perché la pace e la tranquillità in Medio Oriente e nel mondo saranno di nuovo prese in ostaggio e sacrificate. Qualsiasi accordo che non obblighi i mullah a smettere di torturare e giustiziare gli iraniani non ha alcuna legittimità. Qualunque cosa di meno, in qualsiasi involucro, equivale a cedere alla catastrofe nucleare dei mullah. I mullah capiscono solo il linguaggio della fermezza e della forza. Per impedire loro di acquisire la bomba atomica, le sei risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU devono essere nuovamente attuate, l’arricchimento di uranio del regime deve essere fermato completamente, i siti nucleari devono essere chiusi, devono essere avviate ispezioni ovunque e in qualsiasi momento e il programma missilistico del regime deve essere fermato. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve applicare il Titolo VII della Carta delle Nazioni Unite al regime dei mullah in Iran. Khamenei ha concluso dalla caduta dei governi iracheno e libico che l’accesso a una bomba atomica garantirebbe la sopravvivenza del suo regime. Ma quando scoppieranno rivolte come quella del novembre 2019, le centrifughe di Natanz o Fordow, indipendentemente dalla loro quantità o qualità, non salveranno Khamenei. Le rivolte del popolo iraniano e il magnifico Esercito della Libertà rovesceranno il fascismo religioso dei mullah, che sia dotato di armi nucleari o no”.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)
11 luglio 2021

 

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